L’Accademia reale svedese delle scienze ha conferito il Nobel per la Chimica ai tre studiosi perché “hanno concepito e sviluppato molecole con movimenti controllabili, che possono svolgere un compito quando si aggiunge l’energia”
È un Nobel di confine fra la biologia e la tecnologia, una microscopica rivoluzione che potrebbe catapultare la chimica nel futuro. Jean-Pierre Sauvage, professore all’università di Strasburgo, J. Fraser Stoddart della Northwestern University e Bernard L. Feringa dell’università di Groningen hanno ricevuto il prestigioso premio per aver dato lo stimolo per la produzione delle macchine più piccole realizzate al mondo.
L’Accademia reale svedese delle scienze ha conferito il Nobel per la Chimica ai tre studiosi perché “hanno concepito e sviluppato molecole con movimenti controllabili, che possono svolgere un compito quando si aggiunge l’energia”. Si tratta da strutture nanometriche che riescono a trasformare l’energia chimica in forza meccanica e cinetica.
Nello specifico, queste macchine biologiche sono in grado di riprodurre quei movimenti che le cellule eseguono in condizioni normali. Secondo le motivazioni ufficiale “la miniaturizzazione della tecnologia può portare a una rivoluzione”. Si stima, infatti, che queste innovative macchine molecolari potranno essere impiegate in molte applicazioni, per realizzare nuovi materiali, sensori, sistemi di accumulo dell’energia.
Il chimico italiano Vincenzo Balzani, ricercatore del Cnr di Bologna, professore emerito dell’Università Alma Mater e collaboratore da oltre vent’anni di Sauvage, ha commentato l’assegnazione del premio, stupito di non essere stato inserito nella lista dei Nobel (ha firmato numerosi studi sui motori molecolari). Per lo scienziato, la progettazione e la sintesi di macchinari molecolari rappresentano “una ricerca di base geniale apre la strada ad applicazioni incredibili e totalmente innovative“. L’originalità di questa scoperta si trova proprio “nell’aver disegnato delle molecole semplici in grado di muoversi da una direzione all’altra, seguendo la stessa logica binaria dei computer. Così un domani sarà possibile inserire transistor e chip molecolari, infinitesimamente più piccoli di quelli attuali e in grado di contenere una vastità d’informazioni. Una rivoluzione. Ma di certo non immediata”.