Innovare, creare nuove soluzioni e sfondare in nuovi mercati: queste le sfide dell’industria chimica europea, emerse durante l’assemblea Cefic 2016, tenutasi a Firenze lo scorso 7 ottobre. Ormai è sempre più evidente che occorrono strategie comuni per riportare gli investimenti nel Vecchio Continente
Nel corso dell’ultima assemblea di Cefic, Hariolf Kottman, CEO di Clariant e nuovo Presidente dall’associazione ha parlato del ruolo di primo piano settore chimico in Europa: “Sono onorato dell’incarico, che svolgerò nel solco già tracciato dal mio predecessore, Jean Pierre Clamandieu”, ha dichiarato. “La mia priorità sarà valorizzare al massimo il ruolo imprescindibile dell’industria chimica nell’innovazione, che ci mette all’altezza degli altri continenti in termini di competitività”.
Durante l’evento è stato presentato l’ultimo report economico realizzato dall’associazione europea, che ha sottolineato come una delle vie per uscire dalla crisi resti quella della diversificazione del business, che si è dimostrata fondamentale per i comparti della chimica delle specialità, dei prodotti consumer e dei polimeri. Un’altra carta vincente è poi rappresentata dall’ingresso in nuovi mercati. La bilancia commerciale è ancora in positivo nei confronti di Stati Uniti, Brasile e alcuni Paesi dell’Asia, mentre è in negativo nei confronti di Cina (-16 milioni di euro) e India (-242 milioni di euro).
Gli ultimi dati economici confermano che l’Asia resta il continente in cui lo sviluppo produttivo della chimica è stato maggiore e che ha visto entrare più investimenti dall’estero (anche da molte aziende europee). Inoltre, destina i maggiori investimenti in Ricerca & Sviluppo, primeggiando nell’innovazione. Per il terzo anno consecutivo, invece, il trend di vendite dell’industria chimica europea è stato negativo (dai 536 miliardi di euro del 2014 ai 519 miliardi di euro dello scorso anno), con una consistente diminuzione della quota europea rispetto al mercato mondiale (dal 17,3% del 2014 al 14,7% al 2015).
“Da anni denunciamo il rischio che l’industria chimica in Europa perda competitività, specie rispetto alla crescita asiatica e al boom dello shale gas negli Stati Uniti”, ha evidenziato Marco Mensik, Direttore Generale Cefic, sottolineando come i costi dell’energia e i processi della burocrazia possano ostacolare i profitti. “In UE paghiamo l’etilene il doppio che negli USA, nonostante i prezzi bassi del petrolio. L’etilene è la materia prima fondamentale per molti altri settori produttivi e ciò ha un impatto disastroso sulla nostra capacità competitiva”. Al momento gli analisti del Cefic prevedono una crescita modesta dell’industria chimica negli ultimi mesi del 2016 e nel prossimo anno.