Cento storie di economia circolare, in un libro le eccellenze italiane

23 Dicembre 2021
Symbola

Enel e Fondazione Symbola presentano “100 Italian Circular Economy Stories”, le filiere, le tecnologie e i campioni dell’economia circolare made in Italy.

 

Presentato lo scorso 15 dicembre da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, e da Francesco Starace, Direttore Generale e Amministratore Delegato Enel, il nuovo rapporto “100 Italian Circular Economy Stories” di Fondazione Symbola ed Enel fornisce una ricostruzione e una descrizione di 100 casi di economia circolare rintracciati sul territorio nazionale, ritenuti particolarmente significativi in termini di solidità delle soluzioni adottate e originalità delle stesse.

 

Dall’agroalimentare alla moda, dagli imballaggi alla meccanica, dal legno arredo all’edilizia e alla finanza, fino all’elettronica e alla chimica, l’Italia è una superpotenza nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: il 79,4%, il doppio rispetto alla media europea (49%) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei (la Francia è al 66%, la Germania al 69%). Rifiuti avviati a riciclo (117 milioni di tonnellate), che trovano impiego come materiale nell’edilizia/infrastrutture (50% pari a 59 milioni di tonnellate) e nell’industria manifatturiera (33% pari a 39 milioni di tonnellate).

Grazie a questa componente di materia derivante dal ciclo nazionale dei rifiuti, a cui si aggiungono i materiali provenienti dal recupero interno delle industrie e quelli importati, l’industria italiana raggiunge un tasso di circolarità (rapporto tra materie seconde da riciclo e totale delle materie – prime e seconde- impiegate) pari a circa il 50%.

Inoltre, con 270,5 tonnellate di materiali utilizzati per milione di euro prodotto, dato quasi dimezzato rispetto a dieci anni fa e molto inferiore rispetto a quello della Germania (333,9), siamo il più efficiente tra i grandi Paesi dell’Unione Europea nel consumo di materia.

Il recupero di materia nei cicli produttivi permette un risparmio annuo pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2“, ricorda Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, secondo cui “l’Italia può dare un contributo importante alla sfida alla crisi climatica in tanti settori”.

Per Francesco Starace, direttore generale e amministratore delegato di Enell’applicazione dei principi dell’economia circolare lega diverse filiere in un processo di simbiosi industriale, dove lo scarto di un’impresa, o di un comparto, diventa materia prima per un’altra; un approccio decisivo per affrontare la crisi climatica e che al tempo stesso aumenta la competitività, generando opportunità commerciali ed economiche oltre che benefici ambientali e sociali”.

La ricerca si è rivolta a settori di attività differenti, selezionati in termini di rilevanza rispetto al contesto economico nazionale, tenendo conto del ruolo strategico riconosciuto ad alcuni di essi dalle politiche europee relative alla sostenibilità ambientale. Le cento realtà raccolte raccontano un Made in Italy che guarda alla qualità e all’innovazione in chiave circolare: dall’agroalimentare alla moda, dagli imballaggi alla meccanica, dal legno arredo all’edilizia e alla finanza, intersecando l’elettronica e la chimica.

La ricerca dell’efficienza materica ed energetica accomuna la gran parte delle realtà censite, aspetto che ha effetti diretti su costi, produttività e quindi competizione. Sono molte le soluzioni finalizzate a preservare la qualità dei materiali al termine del ciclo di vita dei prodotti e quelle che utilizzano input rinnovabili e provenienti da processi di recupero e riciclo. Ma l’innovazione risale sin dalle fasi di progettazione, con approcci di eco-design volti ad estendere la vita utile dei prodotti, guardando a nuovi modelli di consumo.

Nello specifico, la selezione delle 100 realtà è stata orientata dalla volontà di rintracciare casi che potessero, per ciascun settore di attività, andare a rappresentare i cinque diversi pilastri, sebbene ciò non sia stato sempre possibile, in quanto alcuni modelli di business si prestano meglio ad essere implementati in certi settori, anziché in altri.

Inoltre, allo scopo di offrire una panoramica quanto più completa possibile del contesto di riferimento, all’interno del report vengono presentati anche casi non associati ad alcun pilastro, ai quali tuttavia, in relazione alla specifica attività descritta, può essere riconosciuto il ruolo di “abilitatori” o “acceleratori” dell’economia circolare.

Ecco alcuni esempi riportati nel libro: i pannelli ecologici realizzati al 100% con legno post consumo (Gruppo Saviola); gli elementi di arredo realizzati con materiali post consumo o riciclabili e progettati per essere facilmente disassemblabili a fine vita (Arper); i siti e-commerce specializzati nel noleggio di abiti, scarpe e accessori (DressYouCan); le piattaforme digitali dedicate alla condivisione dei materiali, dei macchinari e delle attrezzature edili (Edilmag); le tecnologie innovative per il riciclo meccanico e chimico dei rifiuti (NextChem); le società non profit dedicate allo sviluppo di progetti, strategie e impegnate nella divulgazione di conoscenze sul tema dell’economia circolare (Tondo): queste e molte altre storie sono ciò che il presente volume intende raccontare. Sono pagine che tracciano il profilo di un’Italia all’avanguardia, che premia la qualità, l’innovazione e la sostenibilità ambientale; sono pagine che potranno fungere da stimolo per una sempre più ampia diffusione e replicazione di best practices; sono pagine che, al contempo, potranno dare una chiara e concreta visione di cosa sia, nei fatti, l’economia circolare. 

 

 

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