Che ne sarà del prezzo del petrolio dopo l’accordo OPEC ad Algeri?

5 Ottobre 2016

A fine settembre si è tenuto l’ultimo vertice informale dell’OPEC – l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio – nella città di Algeri. L’incontro si è concluso con il raggiungimento di un difficile accordo tra Iran e l’Arabia Saudita, che ha cercato di mediare tra le posizioni dei due principali produttori dell’area mediorientale. Si tratta della prima intesa dopo otto anni

 

L’accordo raggiunto nell’incontro informale tra i Paesi dell’OPEC prevede un taglio della futura produzione. Sembra infatti che, negli ultimi due anni, l’eccesso di offerta abbia contribuito a mantenere bassi i prezzi del petrolio. Ora l’accordo dovrà essere confermato nel corso del prossimo vertice formale dell’organizzazione, in programma il prossimo 30 novembre.

Per ora è stata ipotizzata una riduzione della produzione di circa 700-800 mila barili al giorno rispetto all’attuale offerta, per un export complessivo dell’organizzazione pari a 32,5-33 milioni di barili al giorno. Deve essere ancora raggiunta un’intesa su come questa quota produttiva sarà distribuita tra i Paesi dell’OPEC. Al momento dunque l’accordo non è nient’altro che una comune dichiarazione di intenti. Se verranno effettuati questi tagli, si stima che il prezzo dell’oro nero potrà superare i 50 dollari al barile (ora oscilla tra 43 e 47 dollari al barile).

Molti analisti, tra cui quelli di Commerzbank, non credono che quest’accordo informale sarà efficace. Questo anche perché Iran, Nigeria e Libia non ne fanno parte, quindi difficilmente sarà possibile arrivare a una diminuzione della produzione. Alcuni studiosi sono convinti che la strategia dell’OPEC, volta a controllare i prezzi agendo sulla produzione, è destinata a fallire per due ordini di motivi: quello del petrolio non è più un mercato in equilibrio e l’organizzazione non ha più in mano il controllo della produzione marginale e quindi le quotazioni. È possibile piuttosto che la produzione dei Paesi non OPEC (come per esempio la Russia) subirà un incremento che andrà di pari passo con l’aumento dei prezzi. Secondo invece Michael Wittner, analista senior di Societé Générale, “il punto saliente dell’accordo non è tanto l’ammontare del taglio alla produzione, ma il fatto che l’Arabia Saudita e l’OPEC siano tornate ad avere una gestione attiva del mercato” del greggio. Per questo stima che il prezzo del petrolio arriverà a fine 2016 a 60 dollari al barile.

Se l’accordo sulla diminuzione della produzione verrà formalizzato il 30 novembre, sarà il primo dopo il 2008. Secondo alcuni analisti, ci sarebbero dietro anche dei piani del capofila dell’organizzazione, l’Arabia Saudita: mettere in difficoltà l’Iran, rivale storico, e gli Usa, con le produzioni di shale oil.

 

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