Ecco come i rifiuti ospedalieri, aumentati del 20% a causa del COVID-19, vengono raccolti e gestiti per produrre energia
I rifiuti ospedalieri sono aumentati del 20% nell’ultima settimana in Italia. La causa principale è l’emergenza epidemiologia da COVID-19 che stiamo affrontando. Trattasi di una crisi non solo nazionale, ma oramai mondiale. Quest’ultima, oltre che provocare disastri dal punto di vista medico, produrrà una quantità altissima di rifiuti che devono essere trattati e possibilmente riconvertiti.
Il trattamento di questi rifiuti
Tamponi faringei, mascherine, guanti, camici sterili, altri strumenti medici… Stanno mettendo a dura prova gli oltre 90.000 addetti delle imprese del sistema di gestione e smaltimento rifiuti urbani e speciali che ha risposto, però, con grande efficienza. A rivelarlo è Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente, cui fanno capo le imprese del settore di ecologia e igiene ambientale che impiega un esercito di oltre 90.000 operatori. Il sistema per il momento tiene e sembra in grado di smaltire questi rifiuti, anche se l’emergenza è pesante.
Molti sono gli associati ma Eco Eridania spa è il primo operatore europeo specializzato proprio nella gestione dei rifiuti sanitari. Questa è la sua attività prevalente, che vede come primo paese d’operatività proprio l’Italia. Secondo il presidente Andrea Giustini, siamo di fronte ad un esempio d’economia circolare.
In totale annualmente vengono prodotti dalle strutture sanitarie pubbliche o private 150-200mila tonnellate di rifiuti speciali. L’Eco Eridania ne processa 70-80mila e come confermato da Andrea Giustini ai microfoni di ANSA, la sua azienda ha 1.500 dipendenti e 800 camion e 23 sedi sul territorio nazionale. Gli operatori godono di alcune tutele veramente importanti, come rimborsi per le spese della baby sitter, un’assicurazione contro il rischio di contrare il Covid 19 stipulata con Generali.
Il presidente ha proseguito dicendo inoltre che questi rifiuti potenzialmente pericolosi, sono utilizzati come combustibile per i termovalorizzatori. Dalla loro distruzione, si ottiene energia elettrica eliminando una fonte di possibile contagio. I contenitori ancora utilizzabili vengono sanificati e poi restituiti alle strutture, altrimenti seguono lo stesso destino dei rifiuti sanitari.