Con il Gruppo Hera l’olio vegetale pesa meno sull’ambiente: si trasforma in biocarburante per i mezzi operativi della multiutility. L’economia circolare è al centro del progetto HOVE dedicato alle attività commerciali, per trasformare un potenziale rifiuto in risorsa.
Grazie al progetto HOVE del Gruppo Hera, infatti, la loro preparazione di fritture peserà meno sull’ambiente. Come? Trasformando l’olio esausto consumato nelle cucine delle varie attività in biocarburante.
L’iniziativa è rivolta a tutte le imprese che producono oli vegetali esausti (cosiddetti O.V.E.) come risultato delle proprie lavorazioni, in particolare ristoranti, tavole calde, alberghi, industrie alimentari. La multiutility si occuperà della raccolta degli oli, valorizzandoli integralmente e conferendoli alla bio-raffineria ENI di Porto Marghera dove verranno trasformati in biocarburante immesso nel gasolio ENI Diesel+. Questo sarà poi impiegato anche in alcuni dei mezzi operativi del Gruppo Hera. Per andare incontro alle esigenze delle singole imprese, il progetto HOVE prevede la possibilità di contenitori specifici, ritiro e trasporto personalizzato e consulenze tecnico-ambientali dedicate.
Il progetto HOVE rappresenta un vero e proprio esempio di economia circolare e di coinvolgimento attivo per realizzare progetti di valore nell’ambito della sostenibilità e della tutela del Pianeta. Tracciamento e massima qualità sono al centro del progetto grazie alla certificazione da parte di un ente terzo, che garantisce la sostenibilità dell’intera filiera di trasformazione degli oli esausti della multiutility, secondo lo schema nazionale dei biocarburanti e lo schema europeo ISCC (International Sustainability & Carbon Certification), in quanto il processo in tutte le sue fasi – dalla raccolta territoriale al pretrattamento fino alla produzione di biodiesel – genera emissioni di anidride carbonica dell’83% inferiori rispetto alla produzione di gasolio di origine fossile.
Del resto, in Italia la produzione media di O.V.E. è di circa 260.000 tonnellate ogni anno, di cui 70.000 provengono dalla ristorazione. Smaltirlo in modo non corretto può produrre danni ambientali. Come nel terreno dove inquina le falde acquifere e danneggia la flora, o nell’acqua dove può compromettere gli ecosistemi acquatici e nella rete fognaria dove può intasare le fognature e ridurre l’efficienza dei depuratori. Conseguenze ancora più dannose se si pensa, appunto, che è uno scarto che nasconde una preziosa risorsa, perché se adeguatamente raccolto e trattato può essere impiegata in nuove attività.