La collocazione in discarica va effettuata nel rispetto delle norme di igiene e sanità pubblica all’interno degli impianti e in tutte le fasi di conferimento e utilizzo dei fanghi
L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un rapporto che descrive le modalità operative per la gestione dei fanghi di depurazione, dal recupero al trattamento, smaltimento o riutilizzo. Il testo è indirizzato sia ai gestori del servizio idrico integrato, inclusi gli operatori degli impianti di depurazione, sia alle autorità ambientali e sanitarie che operano su tutto il territorio nazionale.
Vengono fornite raccomandazioni relative alle modalità di smaltimento dei fanghi trattati, nel rispetto delle prescrizioni normative di riferimento e limitatamente alle circostanze contingenti di emergenza della pandemia Covid-19 in corso.
Queste le raccomandazioni prodotte dall’Iss:
– Impianti di compostaggio, digestione anaerobica
I tempi e le temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.
– Incenerimento o disidratazione termica.
Le condizioni e temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.
– Smaltimento in discarica.
La collocazione in discarica, cioè a giacimento controllato, va effettuata nel rigoroso rispetto delle norme di buona tecnica e di igiene e sanità pubblica all’interno degli impianti e in tutte le fasi di conferimento e utilizzo dei fanghi. In particolare, la raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali operazioni e per l’ambiente, evitando la formazione di aerosol e polveri; il trasporto dei fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei ad evitare ogni dispersione durante il trasferimento ed a garantire la massima sicurezza da punto di vista igienico sanitario.
– Riutilizzo in agricoltura (spandimento o produzione di ammendanti e correttivi)
I fanghi devono essere applicati in linea con le buone pratiche agricole. Per procedere a tale pratica deve essere assicurato il trattamento di stabilizzazione con calce, acido solforico, ammoniaca, soda o una combinazione di questi, digestione anaerobica (mesofila e termofila) o aerobica (mesofila e termofila), la disidratazione termica, l’idrolisi termica con temperatura superiore a 100°C per almeno 20 minuti, la pastorizzazione del fango liquido per un minimo di 30 minuti a 70°C o comunque deve essere garantito un tempo minimo di ritenzione (comprensivo di tempi di trattamenti e stoccaggio) del fango prima dell’utilizzo in funzione delle temperature di trattamento e stoccaggio, in accordo alla formula riportata in Allegato18, assicurando che i fanghi da riutilizzare non siano integrati o miscelati con fanghi trattati che non assicurino le condizioni di ritenzione in impianto come sopra stabilito.
Possono inoltre considerarsi igienizzati fanghi che provengano da impianti di depurazione operanti a ossidazione prolungata in assenza di trattamento primario con tempi di permanenza del refluo nella vasca di ossidazione di almeno 24 ore e tempi di permanenza dei fanghi di almeno 15 giorni e concentrazione di solidi volatili nei fanghi di supero inferiore al 60% dei solidi totali.
Le condizioni sopra definite risultano conservative anche in considerazione della scarsa plausibilità di rilascio di aerosol, potenziale via di trasmissione di Covid-19, dai fanghi nelle condizioni di utilizzo ordinario sia rispetto a esposizione professionale che generale.
Si evidenzia infine l’opportunità di rafforzare i controlli su smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati in impianti di depurazione che potrebbero causare esposizione umana a materiali potenzialmente infetti da Sars-CoV-2, anche attraverso la contaminazione di falde sotterranee o superficiali.