Potrebbe esserci l’intenzione di trasformare l’impianto in qualcosa di diverso. Sarà necessario attendere fino alla presentazione del nuovo piano industriale, il 24 ottobre.
Potrebbe essere destinato alla chiusura l’impianto di cracking dello stabilimento Versalis di Brindisi, uno dei più grandi d’Italia.
Nei giorni scorsi si è diffusa la voce che durante la presentazione del nuovo piano industriale, il prossimo 24 ottobre, la società avrebbe annunciato la fine dell’era dell’impianto che trasforma le materie prime delle plastiche. L’azienda tramite un proprio portavoce non conferma né smentisce.
«Stiamo finalizzando un piano di rilancio e trasformazione delle nostre attività nella chimica anche in ottica di decarbonizzazione, ma è prematuro commentare qualsiasi indiscrezione in merito», fa sapere Versalis.
Parole che lasciano intendere come per Brindisi possa esserci l’intenzione di trasformare lo stabilimento in qualcosa di diverso, più in linea con la nuova industria, piuttosto che una dismissione completa. Per il momento non vi è alcuna certezza e sarà necessario attendere fino alla presentazione del nuovo piano industriale, il 24 ottobre.
Lo stabilimento Versalis è collocato all’interno del polo petrolchimico che occupa una superficie complessiva di circa 4 milioni e 600mila metri quadri. Lo stabilimento petrolchimico multisocietario di Brindisi è nato nel 1960 con l’avvio degli impianti cracking e cloro-soda della società Montedison. Successivamente sono state implementate le produzioni di polietilene, polipropilene, butadiene, dicloroetano/CVM/PVC e intermedi per poliuretano. A partire dai primi anni Ottanta gli impianti vennero progressivamente trasferiti a EniChimica che gestiva le società del gruppo Anic. Nel 1991, a valle dell’operazione Enimont, le attività residue di Montedison passarono ad Enichem Anic. La gestione di Eni, allora ente pubblico, ha permesso di garantire la continuità industriale del sito nell’ambito delle operazioni di salvataggio e rilancio di settori all’epoca strategici per il Paese. A partire dal 1999 Enichem (poi Syndial, oggi Eni Rewind) si è fatta carico degli oneri di bonifica delle aree ereditate da Montedison e di quelle cedute nel corso del decennio precedente a Dow, Polimeri Europa (Versalis) ed EniPower. L’area del petrolchimico, che occupa complessivamente 450 ettari, ricade nel Sito di Interesse Nazionale di Brindisi che comprende anche il Parco Naturale Regionale Salina di Punta della Contessa.
Più che uno stop privo di prospettive, potrebbe essere uno stop and go: l’operazione potrebbe ricalcare quella già concepita dalla stessa società chimica di Eni nello stabilimento di Mantova, dove è stato avviato nel 2023 la costruzione dell’impianto demo di Hoop, la tecnologia proprietaria per il riciclo chimico dei rifiuti in plastica mista. Un processo reso possibile anche grazie alla collaborazione avviata nel 2020 con Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica) per valorizzare le plastiche post consumo provenienti dalla raccolta differenziata nazionale e destinate al riciclo.
Versalis già un anno fa prevedeva, qualora il progetto pilota di Mantova si fosse rivelato positivo, di adottare la tecnologia Hoop negli altri impianti di cracking del gruppo, compreso lo stabilimento Versalis di Brindisi.
Attendiamo quindi di verificare quello che prevede il piano industriale che verrà presentato il 24 ottobre; se dovesse essere confermata la chiusura del cracking saranno necessarie diverse decine di milioni di euro in termini di investimenti di compensazione, al fine di avviare una trasformazione produttiva, di garantire i livelli occupazionali e quindi la sopravvivenza di tutto l’indotto. Una sfida che rappresenta un banco di prova per il Governo, in quanto Eni, azienda di Stato, e la sua controllata Versalis, sono partecipate dal ministero dell’Economia.
fonti: Quotidiano Di Puglia / Eni Rewind