Gazprom Neft, nota compagnia petrolifere russa, sta progettando di intensificare le operazioni di estrazione di petrolio in Kurdistan, in zone vicine a quelle controllate dallo Stato Islamico.
I vertici sembrano essere intenzionati a proseguire le estrazioni in tre giacimenti, situati vicino alle zone interessate dagli scontri militari nei territori controllati dall’Isis nel nord dell’Iraq.
La notizia è stata data dal giornale Rbc Daily, che ha intervistato a un rappresentante anonimo di Gazprom Neft. Secondo il giornale l’azienda vorrebbe portare i livelli di estrazioni a 220.000 tonnellate, con un incremento del 17,3% in più rispetto al volume degli ultimi anni.
“Il fatto che una compagnia petrolifera continui a portare avanti la propria attività a 50 chilometri dagli scontri potrebbe sembrare un fatto alquanto estremo, ma non si tratta di un caso isolato, né in Iraq, né in altre zone interessate da conflitti armati” ha commentato Marat Terterov, fondatore e direttore esecutivo di Brussels Energy Club in un’intervista concessa a Rbth.
“Nel 2014 l’Isis si trovava a una distanza analoga alle principali aree di estrazione in Iraq, nella città di Bassora – ha proseguito Terterov – e le aziende non hanno interrotto i lavori. Credo che i centri di produzione di oggi siano adeguatamente protetti da potenti imprese di sicurezza. Inoltre buona parte delle imprese petrolifere possiede un’assicurazione premium sui rischi quando operano in zone di questo tipo”.
Attualmente Gazprom Neft esplora i giacimenti insieme al governo regionale del Kurdistan e possiede l’80% dei giacimenti di Halabdzha e Shakal, mentre il governo curdo possiede il restante 20%, secondo Rbc Daily.
“È possibile trasportare il petrolio estratto dai giacimenti curdi fino in Turchia attraverso l’oleodotto Kirkuk-Ceyhan – ha spiegato Igor Yushkov, analista capo della Fondazione Sicurezza Energetica Nazionale russa, precisando che è impossibile sapere chi acquista il petrolio dei tre giacimenti sfruttati da Gazprom nel Kurdistan iracheno: “Il petrolio di un preciso giacimento può mescolarsi con quello di altri giacimenti nell’oleodotto, e in questo modo non si può sapere chi acquista esattamente il petrolio prodotto da un’impresa in concreto. Inoltre le compagnie petrolifere lo rivendono a imprenditori privati che successivamente lo rivendono in piccole quantità”.