Il 22 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, presso la Camera dei Deputati Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari, Via di Campo Marzio 78, Roma alle ore 9:45 si propone una riflessione sulla gestione pubblica e partecipata delle risorse idriche in Italia e in Europa, con un focus sulla proposta di legge 52/2018, prima firmataria il deputato Federica Daga, e sulla garanzia di investimenti adeguati per un servizio efficiente.
L’evento sarà un’occasione per approfondire e discutere sul tema dell’acqua quale diritto umano e motore della partecipazione dei cittadini, ma anche sui conflitti di utilizzo della risorsa e sulla crisi idrica correlata al climate change. Alla conferenza interverranno – con Vito Felice Uricchio, direttore f.f. dell’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR-IRSA e con l’on. Daga – Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio, Emanuele Lobina, ricercatore al Public Service International Research Unit dell’Università di Greenwich, Pablo Sanchez Centellas, European public service union.
Il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2019 “Leaving No One Behind” invita a porre attenzione alle difficoltà che ancora oggi incontrano milioni di persone per l’accesso all’acqua sicura: 2,1 miliardi (30% della popolazione mondiale) non hanno acqua potabile in casa, circa 4,5 miliardi non dispongono di servizi igienici sicuri. L’importanza di una cura sempre maggiore nei confronti degli aspetti qualitativi delle acque è riconducibile all’aumento osservato negli ultimi decenni a livello globale della contaminazione delle acque superficiali da parte di numerosi composti chimici, spesso non oggetto di monitoraggio.
Sulla qualità delle acque incombono infatti minacce ben documentate da moltissime pubblicazioni scientifiche internazionali, che riferiscono di circa 9.420 interferenti endocrini (ftalati, bisfenolo A, PBDE, alchilfenoli, etere di difenile polibromurato (PBDE) e policlorobifenili (PCB), etc.) corresponsabili di obesità, infertilità, dismetabolismo dei lipidi, danni genetici secondari e casi di cancro. Tra essi possiamo citare i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) che nelle sole province di Vicenza, Verona e Padova hanno provocato un danno ambientale che è stimabile in circa 136,8 milioni di euro. In aggiunta nelle acque, e quindi negli alimenti, possiamo rinvenire anche le cosiddette sostanze neurotossiche: sono circa 1.200 molecole capaci di agire sullo sviluppo del cervello che possono comportare disturbi dell’apprendimento, disturbi da deficit di attenzione e riduzione del QI e della memoria, disturbi dell’emozionalità, influenzando la qualità della vita e le relazioni sociali.
Il Cnr-Irsa, oltre al suo impegno scientifico, supporta la fase normativa europea per ampliare le categorie di possibili inquinanti delle acque da inserire nei monitoraggi, ai fini del superamento dell’approccio ‘too late, too little’. In particolare, l’Istituto si è reso promotore dell’inserimento dei PFAS tra i parametri da considerare nella proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, oltre ad essere impegnato nello sviluppo di metodi screening target e non-target mediante tecnologie analitiche avanzate basate sulla spettrometria di massa ad alta risoluzione sugli inquinanti emergenti presenti nelle acque destinate alla potabilizzazione.
Anche i fitofarmaci, le microplastiche (per la loro capacità di svolgere la funzione di microassorbitori e vettori di metalli pesanti, interferenti endocrini, fitofarmaci etc.) e le molecole di antibiotici (insieme a geni di resistenza e batteri resistenti) che finiscono nelle nostre acque rappresentano un pericolo per la salute e per l’ambiente e che deve essere opportunamente affrontato in termini di prevenzione, monitoraggio e depurazione utilizzando le tecnologie più innovative.
Se è vero che l’accesso gratuito e continuo all’acqua è un diritto inalienabile, risulta fondamentale garantire la qualità dell’acqua disponibile. Per preservare o recuperare i servizi ecosistemici sempre più messi a dura prova dai cambiamenti climatici e dal sovrasfruttamento della risorsa idrica, è necessario ripristinare un ciclo dell’acqua più vicino possibile a quello naturale, favorendone un uso razionale e rispettoso, ricordando di utilizzare un approccio di ‘one-health’ poiché la salute dell’uomo è strettamente legata a delle nostre acque e dell’ambiente.