Da ieri a sabato 13 ottobre, fieramilano Rho ospita 31.BI-MU/SFORTEC INDUSTRY, biennale internazionale della macchina utensile, robot, automazione, tecnologie ausiliarie, digital manufacturing e tecnologie abilitanti
31.BI-MU/SFORTEC INDUSTRY si è aperta questa mattina con il convegno inaugurale che ha ospitato la tavola rotonda “Nuove tecnologie, nuove professionalità per nuove organizzazioni e nuovo lavoro” che, moderata da Luigi Serio, professore di Economia e Gestione delle Imprese, Università Cattolica di Milano, ha visto il confronto tra Marco Bentivogli, segretario generale FIM CISL, e Alberto Dal Poz, presidente FEDERMECCANICA.
Alla cerimonia inaugurale, presieduta da Massimo Carboniero, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, sono intervenuti: Paolo Borgio, direttore venue e manifestazioni ospitate Fiera Milano, Roland Feichtl, presidente CECIMO, l’associazione europea di settore, Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia, che ha chiuso i lavori, e Alfredo Mariotti, direttore generale UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE.
Protagoniste di 31.BI-MU/SFORTEC INDUSTRY sono 1.056 imprese, il 40% delle quali estere, in rappresentanza di 27 paesi: Austria, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Israele, Corea del sud, Paesi bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, San Marino, Spagna, Svezia, Svizzera, Taiwan, Turchia, Ucraina, USA.
Il 34% delle aziende espositrici è alla prima partecipazione a BI-MU. I macchinari esposti sono circa 4.000 per un valore di 500 milioni di euro. La superficie occupata dalla manifestazione è superiore a 100.000 metri quadrati, il 10% in più rispetto all’edizione precedente.
Accanto all’offerta tradizionale, 31.BI-MU/SFORTEC INDUSTRY presenterà le Nuove Aree di Innovazione dedicate a IoT (FABBRICAFUTURA), robot (ROBOT PLANET), consulenza (BOX CONSULTING) e start up (BI-MU STARTUPPER).
Come da tradizione BI-MU sarà teatro dell’iniziativa, organizzata da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, ICEAGENZIA e Ministero dello Sviluppo Economico, che vede l’incoming di oltre 250 buyers esteri provenienti da 22 paesi: Algeria, Arabia Saudita, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, India, Indonesia, Iran, Israele, Malesia, Marocco, Messico, Polonia, Russia, Serbia, Slovenia, Tailandia, Tunisia, Turchia, USA e Vietnam.
Tra le novità di 31.BI-MU è BI-MUpiù, il cartellone con oltre 60 incontri tematici a cura degli organizzatori ma soprattutto degli espositori. Allestito all’interno del padiglione 13, BI-MUpiù è lo spazio arena, realizzato con il supporto di Regione Lombardia, a disposizione delle aziende che lì presenteranno le proprie novità.
Organizzati in differenti tematiche, gli incontri accompagnano la manifestazione per l’intera sua durata. A questo programma si affianca quello di BI-MUpiùAdditive (allestito al padiglione 11) dedicato a additive manufacturing e startup.
Alfredo Mariotti, direttore UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, ha affermato: “L’Italia – che a fine 2018 potrà fare un primo bilancio di un biennio industriale orientato e guidato verso l’evoluzione digitale di macchinari e fabbriche, anche grazie ai provvedimenti del Piano Nazionale Industria 4.0 – ha in 31.BI-MU il luogo più adatto per osservare le innovazioni frutto dei primi anni della quarta rivoluzione digitale”.
La manifestazione si tiene in un momento positivo per l’industria italiana di settore che, negli ultimi anni, ha visto crescere in modo deciso la domanda italiana di macchine utensili e robot di ultima generazione anche grazie ai provvedimenti Industria-Impresa 4.0.
Con riferimento all’anno in corso, nel secondo trimestre del 2018, l’indice delle consegne di macchine da parte dei costruttori italiani ha registrato un incremento del 16,5% rispetto allo stesso periodo del 2017. Tale risultato è stato determinato dalla forte crescita registrata sul mercato interno dove le vendite sono cresciute del 45,5%. Bene anche le consegne oltre confine, salite del 9%.
A conferma della positività del momento è poi il dato relativo all’utilizzo della capacità produttiva che, nel secondo trimestre del 2018, si è attestato all’83,8%, quasi due punti in più rispetto al trimestre precedente. Solo nel quarto trimestre del 2017 l’indice era risultato più alto.
Anche il carnet ordini dà indicazioni decisamente positive: nel secondo trimestre i mesi di produzione assicurata sono 7, valore record pari a quello del quarto trimestre del 2017.
Se consideriamo il semestre, le consegne sono cresciute del 14% rispetto al periodo gennaio-giugno 2017; +45,6% le consegne interne; +6,8% le consegne estere.
Sul fronte estero, nel primo semestre, le esportazioni di made in Italy hanno segnato un andamento positivo.
Sono cresciute le vendite in Germania (+12,3%), Cina (+8,1%), Polonia (+42,3%), Spagna (+18,8%), Turchia (+42,8), India (+93,8%), Regno Unito (+22,8%) e Austria (+47,9%). Rallenta invece l’export italiano negli Stati Uniti (-8,5%) e in Francia (-1,7%). (vedere allegato).
Massimo Carboniero, presidente UCIMU, ha affermato: “i dati positivi dimostrano la validità dei provvedimenti di super e iperammortamento. Nonostante ciò dobbiamo però ricordare che il processo di aggiornamento ha interessato solo circa la metà delle imprese metalmeccaniche del paese”.
“Come emerso dallo studio realizzato da FONDAZIONE UCIMU insieme a EUMETRA e presentato nel giugno scorso, solo il 46% delle imprese ha fatto investimenti in nuove macchine nel 2017. Troppo poco per un paese che è la seconda manifattura d’Europa e che intende continuare a recitare un ruolo di primo piano nello scenario internazionale anche negli anni a venire”.
“Per questo – ha aggiunto il presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE – è indispensabile che i provvedimenti Impresa 4.0, anche con rimodulazione dei coefficienti, siano confermati anche nella prossima legge di bilancio”.
“Oltre a ciò chiediamo che il provvedimento dedicato alla formazione, così come definito nel programma Impresa 4.0, sia perfezionato. A nostro avviso, il credito di imposta al 40%, attualmente applicato al solo costo del lavoro del personale coinvolto nella formazione, dovrebbe essere esteso anche al costo dei corsi e dei formatori impiegati, che è poi la spesa più gravosa per le PMI”.
“In linea generale occorre intervenire sul costo del lavoro riducendo l’impatto fiscale sia sui conti delle imprese sia sul salario dei lavoratori. L’intervento avrebbe effetto virtuoso in due sensi: dal lato delle imprese, stimolerebbe le assunzioni in un momento ancora favorevole per l’economia, dal lato dei lavoratori, porterebbe ai dipendenti maggiore disponibilità economica dando nuovo impulso ai consumi”.