Un passo avanti nella fornitura di materie prime critiche all’Europa, attraverso tecnologie e processi di economia circolare rispettosi dell’ambiente.
La multiutility italiana Iren Spa e la società australiana Altamin Limited hanno siglato un memorandum d’intesa relativo allo sviluppo del recupero del litio dalle salamoie geotermiche presso l’Altamin’s Geothermal Lithium Project nel Lazio.
La disponibilità di materie prime critiche, come il litio, è fondamentale per la transizione energetica. Come ricordato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), un sistema energetico alimentato da tecnologie energetiche pulite differisce profondamente da quello alimentato dalle tradizionali risorse di idrocarburi. Il litio è utilizzato soprattutto nelle batterie, dagli smartphone ai tablet, dalle auto elettriche allo stoccaggio dell’elettricità. L’IEA stima che un’auto elettrica abbia un contenuto di materie prime critiche pari a oltre sei volte quello di un’auto convenzionale dove il litio da solo vale circa 9 kg di peso. In particolare, si prevede che la domanda di batterie al litio salirà, a livello globale, intorno ai 4.700 GWh nel 2030 con un tasso di crescita del 27% annuo (+~sei volte rispetto alla domanda del 2022) e la mobilità rappresenterà il settore con oltre il 90% della domanda.
L’Unione Europea e l’Italia dipendono fortemente dalle importazioni estere per la fornitura di litio. Oggi la maggior parte della produzione mondiale è concentrata in Australia, Cile e Cina. Quest’ultima considerando la produzione interna e gli investimenti diretti all’estero, ne controlla da sola il 24%. La posizione della Cina diventa poi dominante se si risale la catena di approvvigionamento fino alla raffinazione, dove detiene più della metà della capacità globale. Solo l’1% circa dell’offerta globale viene coperta dall’Europa (Portogallo). Per garantire una transizione energetica sostenibile, è dunque fondamentale che l’Italia e l’Europa sviluppino le proprie capacità di approvvigionamento di litio, ad esempio attraverso il riciclo, migliorando sia i processi autorizzativi che incrementando le fonti di finanziamento.
“Il litio compare nell’elenco delle 34 materie prime critiche censite dalla Commissione Europea” – spiega Luca Dal Fabbro, Presidente esecutivo di Iren Spa – “ed è compreso anche tra le 17 classificabili come strategiche. Si stima che il fabbisogno italiano di questo elemento, per le filiere produttive legate alla transizione energetica e digitale, cresca entro il 2040 fino a 15 volte rispetto a quello del 2020. Da qui l’interesse di Iren, gruppo in prima linea nel recupero delle materie prime critiche, a mettere a disposizione il proprio know-how, partecipando a progetti innovativi nel settore. Quello con Altamin è tra i primi progetti europei a mettere in connessione le necessità industriali e i processi di economia circolare: la nostra forte esperienza in questo campo potrà fornire un supporto strategico e di valore”.
Altamin è una società quotata con sede a Perth, nell’Australia occidentale, attiva in Italia da oltre un decennio focalizzata nell’identificazione, valutazione e sviluppo di progetti minerari strategici in Italia. Il Geothermal Lithium Project nel Lazio è relativo a sei licenze esplorative concesse (Galeria, Campagnano, Melazza, Cassia, Sabazia e Sacrofano) per il recupero di litio e potenzialmente di altri preziosi minerali strategici dalle salamoie geotermiche. Iren Spa è una delle più grandi multiutility è particolarmente attiva in progetti di economia circolare, come ad esempio quelli destinati al riciclo di materie prime critiche provenienti dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Iren inoltre dispone di particolari competenze nel trattamento delle acque e delle acque reflue e nel riciclo e nella produzione di energia rinnovabile. Iren e Altamin ritengono quindi di possedere le competenze e le risorse complementari necessarie per sviluppare il Geothermal Lithium Project nel Lazio.
Le salamoie geotermiche sono acqua salata, a temperatura generalmente compresa tra 100 e 300°C, con un’elevata concentrazione di sali come il litio, sotto forma di cloruro, solfato o carbonato disciolto in acqua. Tali salamoie vengono generalmente intercettate nelle aree geotermiche, dove è attiva un’anomalia termica. L’acqua che circola nel sottosuolo scioglie i sali delle rocce circostanti e porta quindi alla formazione di queste salamoie ad alta concentrazione di metalli.
“Il recupero del litio dalle salamoie geotermiche presenta numerosi vantaggi rispetto ai metodi convenzionali, in particolare l’estrazione mineraria e l’evaporazione in bacini di litio“, afferma Alexander Burns, Presidente di Altamin. “Il primo vantaggio è il bilancio delle emissioni: il processo si basa sulle normali operazioni geotermiche e produce un risparmio di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Un ulteriore vantaggio è rappresentato dall’utilizzo dell’energia geotermica, ritenuta sufficiente ad alimentare le successive fasi di raffinazione senza richiedere l’approvvigionamento da fonti energetiche aggiuntive. Inoltre, per la lavorazione non sono necessarie grandi quantità di acqua e grandi superfici, a differenza invece del processo di evaporazione nei bacini di litio, come accade nel “Triangolo del litio” in Sud America. Tutti questi fattori si riflettono positivamente su costi della produzione finale, decisamente inferiori rispetto ai processi convenzionali”.
L’area su cui Altamin ha ottenuto i permessi di ricerca, negli anni ’70, era già stata oggetto di esplorazione, al fine di valutarne il potenziale per la produzione di energia geotermica. Dall’analisi di quelle acque è emersa un’elevata concentrazione di litio, che ora Altamin e Iren, con i maggiori specialisti internazionali del settore, intendono studiare, per capire potenzialità e modalità di recupero.