Istantanea sull’industria chimica italiana per un’Europa competitiva

21 Marzo 2023
Industria Chimica

Il quadro sulla situazione dell’industria chimica italiana a cura di Federchimica presentato nel report Cefic 2023 ‘Facts And Figures Of The European Chemical Industry’ mostra un comparto importante, in grado di rafforzare la competitività europea.

 

Il ruolo chiave svolto dal settore chimico europeo nel mondo è confermato nell’ultima edizione dell’indagine Cefic e nel documento ‘Panorama dell’industria chimica europea’, aggiornati sulla base dei dati del 2021.

 

Il settore chimico è il 4° produttore manifatturiero in Europa in termini di fatturato e impiega direttamente oltre 1,2 milioni di persone. Ciò rende l’Europa il secondo più grande produttore di prodotti chimici al mondo, con vendite nel 2021 pari a 594 miliardi di euro.

Il nostro settore è anche fortemente impegnato nella ricerca e nell’innovazione: solo nel 2021, l’industria chimica europea ha investito 9,9 miliardi di euro in R&I, che rappresenta il 20% della spesa globale in R&I nel settore chimico. E mentre il settore intraprende il suo percorso di transizione, saranno necessari miliardi di investimenti aggiuntivi da qui al 2050.

Il settore chimico, infatti, sta per affrontare la più grande trasformazione della sua storia, cambiando come produce e cosa produce in meno di 30 anni. E dobbiamo farlo rimanendo competitivi a livello globale in modo da poter continuare a fornire a importanti catene del valore dell’UE, compresa la tecnologia pulita.

I prodotti chimici sono presenti in oltre il 90% dei prodotti manifatturieri e quasi tutto, dai pannelli solari ai prodotti farmaceutici, è realizzato con l’ausilio di sostanze chimiche. Per questi motivi, è più che mai importante avere un quadro chiaro di dove si trova il settore, da dove viene e dove sta andando.

 

L’Industria Chimica Italiana

La sezione del Report Cefic dedicata all’Italia, realizzata a cura di Federchimica, mostra un’industria importante che fornisce posti di lavoro altamente qualificati. 

Con un fatturato di oltre 56 miliardi di euro (escluso il farmaceutico) generato nel 2021 da oltre 2.800 aziende, l’Italia è il terzo produttore chimico europeo. Nel settore lavorano circa 112.700 addetti altamente qualificati e nel sistema economico viene attivato un numero ancora maggiore di posti di lavoro indiretti, più del doppio rispetto a quelli diretti, che portano a un conteggio complessivo di quasi 278 mila posti di lavoro legati all’industria chimica.

 

Specializzazione nella chimica a valle

L’Italia mantiene una presenza significativa e strategica nella chimica di base ma è relativamente più specializzata nella chimica specialistica e di consumo, rappresentando oltre il 61% del valore totale della produzione, rispetto al 44,5% della media europea e realizzando un surplus di esportazioni di oltre 3,8 miliardi di euro nel 2021.
Nella chimica a valle le economie di scala non sono così rilevanti; la chiave del successo è piuttosto la capacità di fornire ai clienti prodotti altamente performanti e su misura come ausiliari e additivi per l’industria, vernici e adesivi, cosmetici e detergenti. L’Italia è leader anche nel campo dei principi attivi farmaceutici, con quote di export che superano l’85% della produzione, e della chimica di origine biologica.

 

Un’industria science-based in partnership con i distretti italiani

L’industria chimica italiana supporta la sostenibilità e la competitività di quasi tutti gli altri settori industriali attraverso i suoi prodotti e soluzioni innovative. Essendo un paese con una base industriale forte e diversificata, l’Italia rappresenta un grande mercato per la chimica con un valore di circa 58 miliardi di euro.
In particolare, sono circa 150 i Distretti Industriali – compresi i settori cosiddetti tradizionali ma anche quelli a tecnologia medio-alta – che sono conosciuti in tutto il mondo per i loro prodotti innovativi e di alta qualità: il loro successo molto spesso si basa su sofisticati intermedi chimici made in Italy e rispondere a specifiche esigenze.

Le aziende chimiche stanno rafforzando in modo significativo il loro impegno nella ricerca in Italia: il personale di R&S è aumentato del 79% nell’ultimo decennio 2010-2020 e sfiora i 9.000 dipendenti. La R&S è fondamentale anche per perseguire la sostenibilità e l’economia circolare

Secondo il Rapporto GreenItaly, le aziende chimiche insieme ai produttori di plastica sono stati i settori che hanno investito di più in tecnologie e prodotti eco-compatibili nel periodo 2016-2019.

 

Una struttura industriale equilibrata

L’industria chimica in Italia è caratterizzata dalla presenza equilibrata di tre differenti attori, tutti con un ruolo molto importante: le PMI italiane (34% del valore totale della produzione chimica), i gruppi italiani medio-grandi (27%) e le aziende con capitali stranieri (39%).

Le PMI chimiche rappresentano una realtà significativa e risentono particolarmente degli oneri normativi. I principali gruppi chimici italiani comprendono alcuni big player della chimica di base ma anche diversi dinamici player specializzati leader nella loro specifica nicchia a livello europeo o mondiale. La maggior parte di esse ha anche unità produttive nei mercati esteri. Le società a capitale straniero hanno scelto la localizzazione italiana non solo per produrre per il mercato interno, ma anche per esportare e per ricerca e sviluppo.

 

Una elevata ambizione internazionale

Le aziende chimiche italiane stanno approfittando della globalizzazione fornendo ai propri clienti internazionali soluzioni secondo le caratteristiche sviluppate per il mercato domestico: ovvero elevati standard di qualità e innovazione, personalizzazione, flessibilità e fornitura just-in-time, anche in piccole quantità di prodotti.

L’industria chimica in Italia è fortemente integrata nei mercati globali: oltre il 60% del valore della produzione fa riferimento ad aziende multinazionali, nazionali o di proprietà estera. Il rapporto tra esportazioni e fatturato ha raggiunto il 58% ed è aumentato di 21 punti percentuali negli ultimi 20 anni. Inoltre, negli ultimi anni, l’andamento delle esportazioni si è rivelato tra i più positivi tra i principali produttori europei (+30% nel 2010-2020, dietro solo alla Spagna).
Non solo le grandi imprese, ma anche le PMI sono fortemente orientate ai mercati internazionali.

 

Lombardia: una vera vocazione per la chimica

L’industria chimica italiana è concentrata nel Nord Italia (78% dell’occupazione chimica), vicino ai mercati europei a valle e alle aziende clienti locali. In particolare, la Lombardia ha una vera e propria vocazione per la chimica: non solo rappresenta il 42% degli addetti chimici italiani, ma è tra le prime cinque regioni chimiche in Europa. Considerando la chimica fine e di specialità, la Lombardia si colloca al secondo posto, addirittura più in alto, tra le regioni europee.

L’industria chimica lombarda presenta caratteristiche diverse rispetto ad altre regioni europee a forte presenza chimica: la produzione non è concentrata in una manciata di siti altamente integrati, ma diffusa attraverso una rete di multinazionali estere, gruppi italiani di medie e grandi dimensioni e PMI locali. Queste aziende possono beneficiare della presenza di importanti università e centri di ricerca, in grado di sviluppare progetti orientati all’industria.

 
Come ci prepariamo al futuro 

Per Federchimica i punti di forza del comparto nazionale constano nei seguenti aspetti:

  • Forte interazione con i Distretti Industriali:  le PMI appartenenti ai settori tradizionali e medio-alti del Made in Italy che sono trend setter mondiali, fortemente orientate all’innovazione e sempre pronte a testare e sviluppare nuovi prodotti.
  • Talenti: ampio pool di chimici italiani di alta qualità e motivati ​​con particolari competenze in settori quali prodotti chimici al fluoro, poliestere tessuto e non tessuto, poliuretani, polimeri speciali, prodotti chimici per la pelle, adesivi, principi attivi farmaceutici e additivi per la pulizia.
  • Innovazione diffusa basata sulla ricerca: in Europa l’Italia è seconda solo alla Germania per numero di imprese chimiche impegnate in R&S, con quasi 1.000 imprese (sia nazionali che estere). Nell’industria chimica il personale in R&S rappresenta quasi l’8% dell’occupazione totale rispetto al 5,4% della media manifatturiera.
  • Relazioni industriali costruttive: il settore chimico italiano ha una cultura delle relazioni industriali partecipata e pragmatica che sostiene l’innovazione e spesso anticipa i cambiamenti normativi. Il contratto collettivo nazionale di lavoro mira a migliorare la produttività anche attraverso la flessibilità organizzativa e degli orari di lavoro. Favorisce la contrattazione a livello aziendale e consente accordi temporanei che modificano le norme nazionali. Inoltre favorisce l’occupabilità, la formazione e l’occupazione giovanile. L‘industria chimica e farmaceutica è stato il primo settore in Italia ad adottare fondi pensionistici e sanitari integrativi. Secondo una recente indagine che ha coinvolto i vertici delle società a capitale estero, la flessibilità organizzativa è il punto di forza italiano più importante in un contesto in rapida evoluzione.
  • Notevoli risultati in termini di protezione ambientale: tutti i tipi di emissioni hanno registrato una riduzione impressionante, in particolare il settore chimico ha ridotto le proprie emissioni dirette di GHG (scope 1) del 67%, superando il nuovo e ambizioso obiettivo fissato dal New Green Deal per il 2030 (-55%).
  • Sicurezza: lunga esperienza e impegno nella promozione della sicurezza sia per i dipendenti che per i clienti.

 

D’altro canto sono emersi anche dei punti deboli, così sintetizzati

  • Elevata sensibilità ai gap dei costi energetici rispetto ai concorrenti
  • La logistica costa più che in altri paesi europei
  • Mancanza di cultura industriale e mancanza di fiducia nelle nuove tecnologie in alcune parti della Società e delle Istituzioni.
  • Possibile vulnerabilità a shock esterni (aumento del protezionismo e tensioni globali) nell’approvvigionamento di materie prime.

 

Il nostro contributo a un’Europa competitiva

È stato rafforzato il complesso degli schemi e dei meccanismi di incentivazione a sostegno dell’innovazione industriale al fine di consolidare ulteriormente la competitività del tessuto produttivo italiano, impattando positivamente sul settore chimico. Un’industria basata sulla scienza, che rappresenta un’infrastruttura tecnologica e un provider di soluzioni per il diverso valore industriale catene collettivamente riconosciute dall’estero come ‘Made in Italy’.

Le risorse finanziarie assegnate dal Recovery Plan al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) italiano sono state rese disponibili per sostenere le necessarie esigenze di investimento, prevedibili nel futuro.

 

Promuovere la sostenibilità ambientale

I ministeri italiani hanno promosso diversi schemi di finanziamento per sostenere iniziative di produzione sostenibile, tra cui economia circolare, chimica verde e bioeconomia. Recentemente, i progetti industriali di ricerca e sviluppo incentrati su idrogeno e batterie hanno beneficiato di maggiori fondi disponibili, grazie all’attrattiva industriale di tali iniziative strategiche e alla loro attesa impatti sul sistema energetico nazionale e sullo sviluppo economico in generale.

Il meccanismo di incentivazione dell’efficienza energetica attraverso il ruolo cardine assegnato ai distributori di energia, che riconosce i ‘Titoli di Efficienza Energetica’ (o ‘Certificati Bianchi’) alle imprese industriali che hanno realizzato progetti di efficienza energetica, è stato rifinanziato e rilanciato dal Governo italiano. Ultimamente i Certificati Bianchi sono stati valorizzati dal sistema di aste gestito dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) a circa 250 € per ogni tonnellata equivalente di petrolio effettivamente risparmiata.

Incoraggiare l’innovazione e le collaborazioni tra pubblico e privato

Gli incentivi fiscali esistenti a sostegno degli investimenti in R&S da parte dell’industria sono stati ulteriormente razionalizzati, al fine di sostenere in modo efficiente le prestazioni operative e sostenibili e l’innovazione, nonché la trasformazione digitale delle industrie manifatturiere.

In particolare è stata modificata la procedura per beneficiare automaticamente del Patent Box, regime fiscale facoltativo che riconosce significative agevolazioni fiscali per i redditi generati da brevetti e altri beni immateriali (know-how in genere), a condizione che siano rispettati e aderenti a specifici provvedimenti amministrativi richiesti dall’Agenzia delle Entrate competente.

Il provvedimento denominato ‘Nuova Sabatini’ è stato reso disponibile con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle imprese e sostenere gli investimenti per l’acquisto o il leasing di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali. Altri crediti d’imposta sostengono le attività di ricerca e sviluppo, l’acquisto di beni strumentali nonché l’assunzione di nuove giovani risorse umane.

Nel corso del 2022 Cassa Depositi e Prestiti ha aumentato significativamente il volume dei fondi messi a disposizione per promuovere la crescita delle industrie manifatturiere italiane e sostenere i loro piani di sviluppo innovativo e sostenibile, individualmente o in pool con altre istituzioni finanziarie (Fondo Rotativo Imprese).

Tutte queste misure di sostegno sottolineano lo sforzo dell’Italia nel migliorare le condizioni per l’innovazione delle imprese e nel favorire la competitività delle industrie tra i Paesi europei.

 

 

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