La manifattura additiva per combattere il Covid-19 sull’esempio italiano

25 Marzo 2020
manifattura additiva

In questo momento di emergenza sanitaria provocata dal dirompere del Covid-19 in tutto il mondo, il settore della salute e della sicurezza pubblica è chiamato ad affrontare una sfida senza precedenti. In particolare, l’epidemia da coronavirus sta portando a gravi carenze di attrezzature mediche critiche e di componenti essenziali negli ospedali, soprattutto valvole o ventilatori.

Per fronteggiare la drammatica situazione la Commissione Europea ha lanciato un appello all’associazione europea della stampa 3D e della manifattura additiva, Cecimo, affinché solleciti i propri membri a offrire il loro aiuto per fornire a tutti gli ospedali europei i dispositivi medicali di cui c’è maggior bisogno in questi giorni.

 

L’appello è stato prontamente raccolto dall’associazione, che ha invitato tutte le aziende europee del comparto della manifattura additiva a offrire il proprio aiuto con la fornitura di macchine e stampanti 3D e con la realizzazione dei dispositivi medicali indispensabili per la cura dei malati di Covid-19.

La risposta dei membri di Cecimo non si è fatta attendere ed è stata finora molto positiva, con molte aziende che si sono rese disponibili ad aiutare ospedali e centri sanitari proponendo l’uso delle proprie macchine.

Com’è nata l’iniziativa di Cecimo? Lo ha raccontato Vincenzo Belletti, referente italiano di Cecimo e Innovation Policy Manager dell’associazione: “Siamo stati contattati a inizio settimana dalla Commissione europea, preoccupata dai problemi che stanno avendo molti ospedali, come successo già a Brescia: la mancanza di valvole, mascherine e altri beni fondamentali in questo momento. Ci è stato quindi chiesto di lanciare una call for action e subito ci siamo attivati. Ora stiamo iniziando a raccogliere le adesioni che saranno poi girate alla Commissione europea”.

Stampare spare parts per il settore biomedicale non è però così semplice: ci sono innanzitutto problemi di copyright laddove le parti necessarie siano coperte da brevetto; e poi c’è il problema della marcatura CE e delle altre certificazioni che non c’è tempo di ottenere. “Noi abbiamo immediatamente sottoposto alla Commissione le questioni legali che potevano bloccare l’iniziativa”, ha sottolineato Belletti. “Con una comunicazione di venerdì scorso, la Commissione spiega che le deroghe devono essere prese a livello nazionale. Il Governo dovrebbe quindi fare in modo che vengano sospese le regolamentazioni vigenti in materia, dato lo stato di emergenza, per dare così la possibilità alle aziende che possono farlo di stampare immediatamente i prodotti senza aspettare la burocrazia”.

Inquadrando la situazione da un punto di vista più ampio, questo momento “ci insegna che il settore additive deve essere considerato con più importanza in ambiti come quello medico. Per esempio potrà diventare prassi avere a disposizione macchinari per produrre questi componenti direttamente negli ospedali”, commenta Belletti.

Cecimo ritiene che il settore della manifattura additiva possa essere la risposta giusta per raggiungere soluzioni immediate, anche sull’esempio della startup bresciana Isinnova.

Nei giorni scorsi, infatti, ha fatto il giro del mondo l’iniziativa del suo titolare che, rispondendo all’appello dell’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, ha messo a disposizione la propria stampante 3D per stampare nell’arco di 24 ore oltre cento valvole utilizzate per fare funzionare i respiratori polmonari utilizzati per la terapia intensiva, che in quel momento nessuno dei fornitori dell’ospedale sarebbe stato in grado di consegnare in tempi così ristretti.

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