Il Circular Economy Report 2021 del Politecnico di Milano dimostra che l’adozione di pratiche legate all’economia circolare genera un vantaggio competitivo per le aziende e i comparti coinvolti.
I dati della seconda edizione dell’analisi di Energy&Strategy Group – School of Management Politecnico di Milano confermano che l’adozione di pratiche circolari giova all’ambiente, ma anche all’industria, per la quale si genererebbero ogni anno 100 miliardi di euro l’anno da qui al 2030: in concreto, quasi il 4,5% del Pil del 2019.
Eppure secondo il Report meno di un’impresa su due si è attivata a favore dell’economia circolare e anche chi ha avviato la transizione è ancora in fase iniziale. Il dato positivo è che le aziende virtuose sono il 44% e superano quelle che non hanno neppure l’intenzione futura di impegnarsi su questo fronte (34%).
Entrando nel dettaglio delle attività circolari, le aziende si concentrano soprattutto sulla progettazione dei prodotti per ridurre l’impatto ambientale e riutilizzare i materiali all’interno dei propri sistemi produttivi
Tra le pratiche di economia circolare più adottate, l’indagine menziona Design for Environment (35%), Design for Recycle (28%), Take Back System (27%) e Design for Remanufacturing/Reuse (22%; quelle meno diffuse sono Design for Disassembly, Design out waste e Product Service System.
Dal Rapporto emerge inoltre che solo il 23% degli intervistati partecipa a un ecosistema di simbiosi industriale, cioè interagisce con altri stabilimenti (anche di altre filiere) per massimizzare il riutilizzo di risorse considerate rifiuti. Chi lo fa, però, risparmia materiali di scarto nell’83% dei casi e CO2 prodotta (50%).
L’analisi complessiva del Circular Economy Report 2021 rileva una differenza nella crescita del fatturato dell’1% per le aziende favorevoli, rispetto a quelle contrarie alla circolarità. Tuttavia, le imprese che hanno adottato pratiche di economia circolare hanno riscontrato un beneficio anche economico, seppure a fronte di alti costi di investimento.
Tra i benefici principali le aziende indicano il tasso di innovazione, il rafforzamento dell’immagine del brand e la riduzione dell’uso di risorse; non sono ancora apprezzabili i benefici che derivano dalla riduzione dei costi di produzione.
Le barriere principali per gli irriducibili sono l’incertezza normativa, gli elevati investimenti e la relativa variabilità dei flussi di risorse, mentre le soluzioni tecnologiche sono ritenute adeguate, benché costose.
Davide Chiaroni, direttore dell’Osservatorio sulla Circular Economy di E&S Group chiarisce “L’economia circolare è altra cosa rispetto allo sviluppo sostenibile e alla rispondenza ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance, ovvero gli indicatori che permettono di analizzare l’attività non solo dal punto di vista economico ma anche ambientale, sociale e di governance), anche se spesso li si confonde. È un approccio che prevede la rigenerazione del capitale naturale, non la ‘semplice’ limitazione del danno ambientale: si minimizzano le risorse usate, ma senza diminuire la crescita economica e sociale, il progresso tecnico e l’innovazione.
È una prospettiva complessa perché richiede un ripensamento dell’intero ecosistema di filiera, ma rappresenta una grande opportunità per realizzare nuovi investimenti, perché include una serie di comportamenti che limitano i rischi: di mercato, operativi, di business e legali. Per sintetizzare, non tutto ciò che è sostenibile è circolare, ma tutto ciò che è circolare ha un impatto positivo sulla sostenibilità”.
Per raggiungere gli obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale, il PNRR destina all’economia circolare 5,27 miliardi di euro di investimenti per realizzare nuovi impianti di trattamento dei rifiuti e ammodernare quelli esistenti (1,5 miliardi). “Nel PNRR purtroppo tutto si riduce al tema del riciclo, e non è certo la direzione verso la quale auspicavamo si muovesse” precisa Chiaroni. Invece “è il momento di affrontare la sfida con una più decisa volontà di azione da parte delle imprese e dei policy maker”.
L’aggiornamento della Strategia nazionale per l’economia circolare, previsto per giugno 2022, dovrebbe inserire concetti come ecodesign, ecoprodotti, blue economy, bioeconomia, materie critiche. Ma, a detta di Chiaroni, ancora una volta “sono state le imprese partner del Rapporto a scendere in campo affinché l’economia circolare rappresenti la soluzione per contemperare transizione energetica, sostenibilità di prodotti, processi e servizi, sviluppo economico e sociale”.