I reattori SMR, disponibili e installabili in un orizzonte temporale di 5-10 anni, sono una delle principali opzioni per includere l’energia nucleare nel mix energetico dei vari Paesi e soddisfare le necessità di decarbonizzazione tra il 2040 ed il 2050.
Potenziare le conoscenze e favorire lo scambio di know-how per produrre energia in modo sicuro e sostenibile con gli Small Modular Reactor (SMR), piccoli reattori nucleari modulari refrigerati ad acqua leggera (LWR)[1].
È l’obiettivo del progetto SASPAM-SA[2] a coordinamento ENEA, co-finanziato con oltre 4 milioni di euro nell’ambito di Horizon Euratom e al quale partecipano complessivamente 23 partner di 13 Paesi europei, tra cui per l’Italia anche Politecnico di Milano, Sapienza Università di Roma e l’azienda SinTec.
I reattori modulari refrigerati ad acqua leggera (LW-SMR) sono più avanzati rispetto a quelli ad acqua leggera di più grandi dimensioni (LWR), grazie alle attività di ricerca sviluppate negli ultimi decenni e agli anni di esperienza operativa degli LWR che hanno permesso di trovare soluzioni di sicurezza di livello superiore.
Gli LW-SMR sono caratterizzati da una riduzione della potenza unitaria, dei tempi di realizzazione e del rischio economico-finanziario, oltre che da una semplificazione costruttiva e una maggiore sicurezza intrinseca, grazie all’adozione di sistemi che entrano in funzione senza necessità di intervento umano.
“I reattori SMR, disponibili e installabili in un orizzonte temporale di 5-10 anni, sono una delle principali opzioni per includere l’energia nucleare nel mix energetico dei vari Paesi e soddisfare le necessità di decarbonizzazione tra il 2040 ed il 2050”, sottolinea il coordinatore del progetto Fulvio Mascari del Dipartimento Nucleare dell’ENEA. “Ed è per questo motivo che in Europa si assiste a un crescente e fortissimo interesse per questa tecnologia e diverse attività sono in atto, come questo progetto, al fine di identificare le attività di ricerca e sviluppo da portare a termine per supportare e velocizzare i processi autorizzativi, inclusi alcuni criteri per la scelta del sito di installazione”.
Per fare il punto su progressi e azioni a breve termine nel campo degli SMR ad acqua e favorire anche il coordinamento tra organizzazioni internazionali, ENEA ha organizzato l’evento International Workshop on SMR Safety for a Sustainable Short-term Deployment, al quale hanno partecipato anche 16 giovani ricercatori grazie al sostegno di ENEN2Plus (European Nuclear Education Network).
“Malgrado l’aumento della sicurezza intrinseca di questi reattori, nel processo autorizzativo è obbligatoria una dimostrazione della loro sicurezza anche e soprattutto nei confronti dell’ambiente esterno”, aggiunge Mascari. “In questo contesto, le ricerche degli ultimi anni e la conoscenza consolidata, in termini di dati sperimentali e strumenti computazionali sviluppati e validati, costituiscono un bagaglio di conoscenze e know-how preziosissimo e fondamentale per il processo autorizzativo”, conclude Mascari.
Gli altri partner europei del progetto sono: TRACTEBEL (Belgio); INRNE e TUS (Bulgaria); JRC- Joint Research Center (Commissione europea); CNRS, IRSN e EDF (Francia); FZJ, KIT, RUB e GRS (Germania); LEI (Lituania); SURO (Repubblica Ceca); RATEN (Romania); CIEMAT (Spagna); KTH (Svezia); VTT (Finlandia); PSI (Svizzera); SSTC-NRS (Ucraina).
[1] Reattori ad acqua leggera (LWR, Light Water Reactors) sono il tipo più comune di reattori nucleari e utilizzano acqua naturale (non arricchita con isotopi di idrogeno pesante come il deuterio) per svolgere due funzioni: rallentare i neutroni prodotti dalla fissione nucleare in modo che possano sostenere una reazione a catena più efficiente e refrigerare il nucleo del reattore, rimuovendo il calore generato dalla fissione per trasferirlo a un sistema che può convertirlo in elettricità.
[2] SASPAM-SA – Safety Analysis of SMR with Passive Mitigation strategies – Severe Accident
fonte: ENEA