L’edizione 2016 dell’annuario dei dati ambientali si presenta ampiamente rinnovata, giunta ormai alla quattordicesima edizione, ogni anno offre interessanti punti di riflessione sull’ambiente. L’edizione di quest’anno è frutto della stretta cooperazione nel campo del reporting ambientale tra l’ISPRA e le Agenzie Regionali e delle Provincie autonome per la protezione dell’ambiente. La cooperazione concerne le attività di monitoraggio, l’elaborazione e la diffusione delle informazioni scientifiche. L’annuario in particolare si sofferma sul raffronto tra l’Italia e un contesto europeo in costante evoluzione per quanto concerne i nuovi indirizzi delle politiche ambientali e delle metodologie di reporting
La presentazione dell’edizione 2016 dell’Annuario dei Dati Ambientali dell’ISPRIA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) si è tenuta a Roma lo scorso 6 dicembre. Il report fornisce dati e approfondimenti su biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, qualità delle acque interne, mare e ambiente costiero, suolo, rifiuti, agenti fisici e chimici, pericolosità naturale, pollini e certificazioni ambientali.
I dati ci dicono che, a livello europeo, l’Italia è tra i paesi più minacciati dagli eventi di origine naturale, seconda solo alla Grecia, dal punto di vista della sismicità e della presenza di faglie capaci: eventi sismici, fagliazione superficiale, eruzioni vulcaniche, dissesto idrogeologico sono sempre sotto la lente di ingrandimento degli esperti. Sono state 12 le vittime di eventi franosi nel 2015 e ben 271 gli episodi che hanno causato danni alla rete stradale o ferroviaria.
Notizie positive per le acque sotterranee: a novembre 2016, dei 1.053 corpi idrici identificati, il 59% ricade in classe “buono” sia per lo stato chimico sia per lo stato quantitativo. Nota dolente per la temperatura media: l’aumento registrato negli ultimi 30 anni nel nostro Paese è stato quasi sempre superiore a quello medio globale rilevato sulla terraferma. Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1961. Anche per quello che riguarda il consumo del suolo non ci sono buone notizie, l’Italia è al primo posto in Europa per perdita di suolo dovuta ad erosione idrica.
Per quanto riguarda le sostanze chimiche la produzione è arrivata a diverse centinaia di milioni di tonnellate: l’Italia è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, e il decimo a livello mondiale.
In crescita lo stato delle acque costiere di balneazione italiane, che rappresentano il 33% di quelle monitorate in Europa. Gli ambienti marini sono, tuttavia, vittime, come gli ambienti terrestri, dell’assalto di specie alloctone invasive, complici i cambiamenti climatici e la globalizzazione.
In conclusione, dal rapporto emerge che occorrono delle linee guida comuni- gli accordi di Cop21 operativi dopo la conclusione della recente Cop22 sono un buon punto di partenza- per uscire da un’emergenza che oltre a minare lo stato dell’ambiente, influisce anche sulla salute dei cittadini.