Secondo I-com gli investimenti nel settore farmaceutico generano ogni anno oltre 19.000 unità di lavoro, di cui 9.500 nello stesso settore e 9.800 negli altri comparti
L’industria farmaceutica, dati alla mano, è uno dei settori di punta del comparto manifatturiero italiano. I dati relativi al 2018 collocano il nostro paese al primo posto in Europa in termini di produzione, con un valore che si aggira intorno ai 32 miliardi di euro. Segue la Germania, con un volume che si avvicina a quello italiano. Più distanti, invece, Francia, Regno Unito e Spagna.
Rispetto agli altri mercati europei, inoltre, l’Italia è l’unica in grado di registrare un trend di crescita positivo e costante nella produzione di farmaci. Tra il 2009 e il 2018 questo valore è infatti cresciuto di ben 38 punti percentuali, pari a 8,8 miliardi di euro. E non basta, l’Italia è anche il Paese europeo nel quale l’industria farmaceutica ha il peso maggiore sul prodotto interno lordo: nel 2018 ben l’1,8% del totale (contro l’1,3% della Spagna e lo 0,9% di Germania, Francia e Regno Unito).
I dati, riportati da un lancio dell’agenzia Dire, sono contenuti nel rapporto dal titolo L’innovazione della vita. Ricerca, produzione e digitalizzazione nel settore farmaceutico per un modello italiano di successo‘ condotto dall’Istituto per la Competitività (I-Com).
La ricerca, curata dal presidente dell’Istituto, Stefano da Empoli, e dal direttore area Innovazione, Eleonora Mazzoni, è stata presentata l’altro giorno a Roma nel corso di un convegno a cui hanno preso parte numerosi stakeholder: accademici, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della politica e di quello produttivo.
Lo studio condotto da I-Com ha evidenziato come la spiccata propensione al commercio estero sia un’attitudine condivisa dall’intera filiera produttiva farmaceutica, una caratteristica che accomuna quasi tutte le imprese farmaceutiche italiane.
“In base ai dati elaborati dagli analisti di I-Com” è emerso dal convegno “nel 2018 il valore delle esportazioni farmaceutiche delle aziende del nostro Paese si è attestato a 25,9 miliardi di euro, con una crescita del 125% nel periodo che va dal 2009 al 2018. La più alta rispetto ai principali Paesi europei considerati”.
Medicinali e preparati farmaceutici sono i prodotti che, secondo i dati I-Com, l’Italia esporta di più, per un volume che nei primi quattro mesi del 2019 si è attestato 8,8 miliardi di euro. L’istituto pesa anche l’impatto del settore farmaceutico sul sistema economico italiano, sottolineandone gli effetti positivi in termini di occupazione, valore aggiunto, consumi e redditi. Le elaborazioni condotte dall’Istituto evidenziano come nel 2018 siano stati investiti nel settore circa 3 miliardi di euro, che si stima abbiano contribuito alla crescita del prodotto interno lordo per 3,4 miliardi. La parte più consistente di questo effetto è legata all’impatto indiretto sulla produzione: i 3 miliardi di euro investiti generano circa 4 miliardi di valore della produzione grazie all’attivazione degli altri settori dell’economia e 1,3 miliardi grazie alla spinta dei consumi delle famiglie tramite la distribuzione di redditi da lavoro.
Positivi anche i risultati raggiunti sul fronte del mercato del lavoro. Secondo il rapporto, gli investimenti dell’industria farmaceutica generano annualmente oltre 19mila posti di lavoro, di cui circa 9.500 nello stesso settore e 9.800 nei restanti comparti dell’economia. Tra il 2014 e il 2018 l’industria farmaceutica ha aumentato l’occupazione più di tutti gli altri settori (+8,6%). Nello specifico, lo scorso anno i lavoratori impiegati in questo campo hanno raggiunto le 66.500 unità, in aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente.
Nonostante il trend favorevole che ha interessato l’intero settore negli ultimi anni, lo studio di I-Com sottolinea infine il gap ancora da colmare dal punto di vista degli investimenti in ricerca e sviluppo. In Italia si investe significativamente meno in termini assoluti rispetto ai principali Paesi dell’Unione europea, ad eccezione della Spagna (1,6 miliardi di euro nel 2018). Malgrado ciò, l’andamento nel tempo evidenzia una dinamica positiva, con un aumento pari al 35% nel periodo 2009-2018.
“Non basta rendere noti i numeri del settore farmaceutico, che sono molto importanti, ma è necessario anche mettere in luce alcune criticità irrisolte da tempo” ha detto da Empoli. “Mi riferisco tanto alla governance sanitaria che farmaceutica, ai tetti di spesa e altre questioni che si sono imposte nell’ultimo anno come l’equivalenza terapeutica che rischia di minacciare i brevetti, che sono il fulcro dell’attività intellettuale delle aziende. E non da ultimo va discusso il tema della confidenzialità delle clausole di prezzo negoziate tra le aziende e l’Agenzia nazionale del farmaco che anch’essa, se mal gestita, potrebbe risultare un fattore ulteriore d’instabilità per il sistema. Questi numeri positivi che registriamo nello studio I-Com” ha concluso il presidente dell’istituto “non devono esser dati per scontati ma piuttosto sostenuti al fine di vederli consolidati grazie a interventi efficaci da parte della politica”.
Fonte: Rifday.it