Un team di scienziati di Hydrozero by Unicusano, IAT e Servizi di Ricerche e Sviluppo S.r.l., presenta il progetto per produrre idrogeno da pannelli fotovoltaici installati in Egitto.
Con la produzione di 167mila tonnellate l’anno, si avrebbero ricadute positive per Egitto, Italia ed Europa su ambiente, economia, occupazione e situazione geopolitica in Mediterraneo.
Produrre energia pulita, l’idrogeno, sfruttando migliaia di pannelli solari da installare nella piana egiziana, una delle regioni più assolate del mondo. È questo l’ambizioso progetto che Hydrozero by Unicusano, IAT e SRS hanno presentato COP 27 sui cambiamenti climatici. A intervenire a nome del team di ricerca Giuseppe Cherubini, direttore generale dello IAT, e Antonio Naviglio, presidente della S.R.S.
Il progetto punta a sfruttare le zone desertiche in Egitto per produrre energia fotovoltaica (10,5 MWe nella prima fase del progetto, 4,5 GWe in una possibile configurazione della seconda fase) con cui produrre idrogeno gassoso (330 tonnellate all’anno nella prima fase, 167.000 nella seconda) da utilizzare sia per alimentare l’esistente pipeline Greenstream fra Alessandria a Taranto, sia un impianto di liquefazione. In questo secondo caso il prodotto sarà trasportato a Taranto, sede della più grande acciaieria di Europa e grande emettitrice di CO2, via tank container nella prima fase e successivamente attraverso quattro navi gasiere dotate ciascuna di tre sfere da 4.500 m3.
Una parte dell’energia elettrica e dell’idrogeno sarà sfruttata dall’Egitto, mentre la maggior parte sarà immessa nel gasdotto Greenstream che unisce l’Egitto all’Italia. L’idrogeno trasportato per mare, invece, non solo sarà a disposizione dell’Italia, ma anche degli altri Paesi del Centro Europa grazie all’individuazione di hub. Le 167.000 tonnellate di idrogeno ricavate saranno fornite per il 25% all’Egitto e per il 75% all’Europa, corrispondenti a 125.000 tonnellate ovvero all’1,25% del valore dichiarato da REPowerEU.
“L’idrogeno – spiega il professore Antonio Naviglio della S.R.S. – ha il vantaggio di non causare liberazione di carbonio, caratteristica fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici, né nella fase di produzione, né in quella di stoccaggio, né in quella di utilizzo. L’idrogeno può essere utilizzato sia per produrre sia energia termica o elettrica sia materia utile per la produzione di una infinità di altri prodotti. I programmi mondiali di decarbonizzazione enfatizzano l’importanza di questo vettore energetico, il cui mercato è, oggi, limitato a causa dell’elevato costo di produzione”.
Secondo le stime dei ricercatori della spin-off Hydrozero by Unicusano, se si sfruttasse l’energia solare come fonte primaria “ipotizzando di produrre la stessa energia (lo stesso quantitativo di idrogeno) con centrali alimentate a metano, con un rendimento ipotizzato del 35%, si avrebbe un risparmio di CO2 di 10.500 tonnellate all’anno”.
Ma non solo: con l’avviamento della Fase 2 gli scienziati della spin-off sostengono che, alimentando i fabbisogni di idrogeno della acciaieria di Taranto in un’ottica di sua conversione da altoforno a forno elettrico per la produzione di 2.500.000 tonnellate all’anno di acciaio, prevedendo altresì una cessione all’Egitto del 25% dell’idrogeno prodotto, nonché un sovradimensionamento degli impianti del 5% per far fronte alle perdite, “si otterrebbe un risparmio di CO2 di 4.500.000 tonnellate all’anno.”
“I benefici del progetto – concludono i responsabili del progetto Hydrozero by Unicusano – avranno ricadute positive sull’ambiente per l’abbattimento delle emissioni di gas serra, sul tessuto economico-occupazionale in Italia ed Europa, sullo sviluppo di una capacità manifatturiera e occupazionale in una tematica strategica per il futuro a livello mondiale (supply chain in Italia ed Egitto), sulla stabilizzazione geopolitica dell’area del Mediterraneo”.