L’incertezza condiziona la crescita della chimica in Italia nella seconda parte dell’anno
L’incertezza condiziona la crescita della chimica in Italia nella seconda parte dell’anno, portando a una stabilizzazione dello sviluppo su livelli attuali, favorito da una maggiore tranquillità dell’andamento del mercato del petrolio. L’incremento costante dell’export (+2,5%), anche se con numeri minori dell’anno scorso, andrà di pari passo con un consolidamento della domanda interna (+1,5%). Si prevede dunque che i volumi produttivi, a fine 2016, registreranno una crescita del +1,3%.
Nei primi sei mesi dell’anno, il buon risultato delle esportazioni insieme alla tenuta del mercato interno hanno favorito la crescita dei livelli produttivi di un buon +1,7%. Ma anche il nostro Paese inizia a risentire del contesto politico-economico mondiale, instabile e in continuo mutamento, che frena il decollo.
Negli ultimi anni l’export ha rappresentato l’elemento fondamentale per la crescita e continuerà a esserlo anche nel 2016. L’Italia è seconda in Europa – dopo la Spagna – per la crescita delle esportazioni nel settore chimico. Nel dettaglio, la chimica fine e specialistica ha un surplus commerciale in continuo aumento da sei anni e che l’anno scorso è stato stimato intorno ai 2,8 miliardi di euro. La propensione all’export è sostenuta in particolar modo dal processo costante di innalzamento tecnologico dei prodotti, evidente anche nella crescita di valori medi unitari (+14,5% se confrontato al dato del 2010), che sopravanza di molto l’aumento dei prezzi (+8,7%).
La chimica italiana ha dunque trovato una sua strada per uscire dalla crisi. Lo sostiene anche l’Istat. In base all’indice di Competitività che confronta i diversi settori e viene calcolato prendendo in esame 4 elementi (rapporto tra produttività e costo del lavoro, redditività, propensione alle esportazioni e percentuale di imprese innovative), la chimica è – insieme al pharma – il primo.