La multinazionale olandese cede al partner Sabic (Saudi basic industries corp) la propria quota del 50% in Sadaf.
Shell e Sabic hanno deciso di porre fine alla joint-venture Sadaf, che produce circa 4 milioni di tonnellate l’anno di materiale grazie ai suoi impianti petrolchimici. L’accordo che hanno firmato le due compagnie prevede la cessione della quota del 50% di Shell a Sabic a fronte di un compenso di ben 820 milioni di dollari.
L’operazione di Sabic rientra perfettamente negli accordi stipulati in precedenza, infatti è stata fatta valere una clausola in cui la società saudita poteva rinnovare o concludere la sua partecipazione all’interno della joint venture entro il 2020.
L’acquisizione di Sadaf da parte di Sabic, affermatasi ormai come una delle più grandi aziende petrolchimiche al mondo, fa parte di una strategia per sviluppare gli investimenti dell’azienda saudita. Grazie a questo nuovo acquisto Sabic avrà il pieno controllo di Sadaf, concludendo di fatto un’alleanza con Shell che perdurava da ben 37 anni, durante i quali Sadaf è diventato uno fra i più rilevanti complessi petrolchimici del Medio Oriente.
Sadaf possiede capacità di produzione annua di 4 milioni di tonnellate di prodotti nei suoi impianti situati nella città di Jubail, che si trova nella parte orientale dell’Arabia Saudita. Questo colosso petrolchimico produce sin dal 1986 prodotti tra i quali etilene, etanolo grezzo industriale, stirene, soda caustica, dicloretano e metil-t-butil etere (MTBE).
L’acquisizione totale di Sadaf permetterà a Sabic di investire ulteriormente negli impianti, con lo scopo di integrarli meglio con le altre attività del gruppo; Shell invece potrà concentrare maggiori risorse su di altre attività chimiche in cui opera. Graham van’t Hoff, vicepresidente della divisione Chemicals di Shell, ha definito la partnership ultratrentennale con Sabic “una storia di grande successo”: nel 1980 è stata la primissima joint-venture petrolchimica in Arabia Saudita e anche la prima a produrre etilene nel paese.