Anche il Politecnico di Torino ed Enea nel progetto europeo per un’aggregazione tra industria, centri di ricerca e università a livello europeo. Obiettivo: contrastare il predominio asiatico nello storage
Puntare sulla ricerca per far crescere la competitività dell’industria Ue dei sistemi di accumulo e ridurre il gap con i produttori asiatici. Questo l’obiettivo del progetto Battery2030+, che rientra nell’ambito della strategia europea sui sistemi di accumulo di ultima generazione per mobilità e reti elettriche, e punta a mettere a confronto player e ricercatori europei.
Lo spiega una nota stampa dell’Enea che, in linea con quanto richiesto dal progetto e su richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero della Ricerca, ha creato un gruppo di lavoro che coinvolge Università, gruppi di ricerca e player industriali per fornire alla Commissione europea degli input nazionali, “che consentono di creare un’aggregazione a livello europeo per contrastare il predominio dei player asiatici nello sviluppo del mercato dello storage energetico”.
Il Politecnico di Torino ed Enea partecipano a Battery2030+ per l’Italia rispettivamente nel “core board” e tra le “supporting organisations” e durante l’evento di presentazione, che si è tenuto a Roma lo scorso 27 giugno, hanno riunito, sotto l’egida della Ricerca di Sistema, i principali protagonisti del settore, tra cui Commissione europea, Confindustria, CNR, Enel, FCA, RSE e Terna.
Con questa iniziativa la Commissione Ue punta a sviluppare una filiera europea di ricerca, sviluppo e produzione delle batterie che contribuisca al progressivo abbandono delle fonti fossili per una più ampia diffusione della mobilità elettrica e delle rinnovabili attraverso lo stoccaggio di energia”, spiega Gian Piero Celata, direttore del dipartimento di Tecnologie energetiche dell’ENEA.
Secondo stime Ue, a partire dal 2025, il mercato delle batterie raggiungerà un giro d’affari di 250 miliardi di euro l’anno e porterà alla creazione di circa 5 milioni di nuovi posti di lavoro.
“Su nomina dei delegati MiSE e MIUR , esperti dell’ENEA hanno partecipato al gruppo di lavoro sulle batterie del SET-Plan e hanno costruito un gruppo di lavoro nazionale informale che riunisce enti di ricerca, aziende, associazioni di categoria e università con l’obiettivo di fare sistema con i principali player nazionali, condividendo informazioni su finanziamenti e iniziative di ricerca e sviluppo acquisite dai tavoli europei”, aggiunge Celata.
Attualmente la tecnologia di riferimento per la produzione dei sistemi accumulo si basa sul litio, un settore però in cui la quota europea nel mercato mondiale resta estremamente limitata (3%). Il dominio dei produttori asiatici è ulteriormente confermato dalle ultime stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sulla mobilità elettrica, che vede la Cina primeggiare con 1,2 milioni di auto elettriche vendute nel 2018, oltre la metà del totale mondiale.
“La transizione energetica verso le fonti rinnovabili richiede un’accelerazione nello sviluppo di sistemi di accumulo per la loro determinante funzione di equilibrio della rete elettrica e per l’elettrificazione della mobilità, soprattutto considerando che le batterie rappresentano fino al 40% del valore delle nuove autovetture. Per questo cresce l’esigenza di migliorare le prestazioni dei sistemi di accumulo in termini di densità di energia e di cicli di vita, utilizzando materiali innovativi e a basso impatto ambientale. Nei laboratori ENEA stiamo sperimentando sia batterie allo stato solido che quelle a litio-ione di tipo avanzato con silicio nanostrutturato e grafite. Tra i sistemi di accumulo più promettenti, inoltre, ci stiamo concentrando sulle batterie allo zolfo e agli ioni di sodio che in futuro potranno sostituire gli ioni di litio principalmente nell’uso stazionario ma anche nella mobilità elettrica, con numerosi vantaggi in termini di sicurezza, riduzione dei costi di produzione e soprattutto di prestazioni, con tempi di ricarica più brevi e autonomia maggiore”, conclude Gian Piero Celata.
Fonte: Enea