La Norvegia vuole disinvestire dall’Oil&Gas

6 Dicembre 2017
Saipem offshore

La Norvegia sembra intenzionata a disinvestire dal settore dell’Oil&Gas: ecco il motivo

 

La Norvegia è diventata con il tempo una nazione molto ricca, basti pensare che il suo PIL nel 2016, nonostante un certo calo, ammontava a quota 370,6 miliardi. Questo benessere deriva in buona parte da due risorse naturali: petrolio e gas. Nonostante ciò il suo fondo sovrano potrebbe disinvestire, nel breve periodo, dalle società che operano nel settore petrolifero.

Il motivo va ricercato nell’intenzione di finanziare maggiormente le attività legate alla green economy, infatti la Norvegia ha già smesso di investire nei produttori di carbone e nelle utilities che ne fanno uso, inoltre il governo del Paese ha elargito importanti agevolazioni per le auto elettriche, favorendo così immatricolazioni da record.

Il piano, se venisse confermato, potrebbe provocare una vendita di partecipazioni per quasi 40 miliardi di dollari in quasi tutte le maggiori compagnie petrolifere, poiché la Norvegia è spesso uno dei soci più rilevanti.

Il Government Pension Fund Global è il secondo azionista di Eni dopo il Governo italiano, con una quota dell’1,7%, inoltre a fine 2016 possedeva ben il 2,3% di Royal Dutch Shell. Nel portafoglio erano presenti anche l’1,7% di Bp, l’1,6% di Total, lo 0,9% di Chevron, lo 0,8% di ExxonMobil. Il settore rappresenta circa il 6% del portafoglio, per un valore di 37 miliardi di dollari.

Una prima conseguenza negativa si è verificata il mese scorso, precisamente il giorno in cui ha iniziato a circolare la notizia: in Borsa l’indice Stoxx Europe 600 Oil & Gas è scivolato ai minimi da un mese.

L’intenzione di disinvestire dal settore Oil&Gas non riguarda però la compagnia nazionale Statoil, di cui lo Stato possiede il 67%. La Banca Centrale Norvegese ha già suggerito di alleggerire il portafoglio del fondo sovrano, per rendere il patrimonio della Norvegia meno vulnerabile a una discesa permanente dei prezzi di petrolio e gas. Il piano necessità dell’approvazione del Parlamento, ma verrà discusso prima del secondo semestre 2018 molto probabilmente.

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