Oltre mille container, contenenti 25 tonnellate di acido nitrico insieme ad altri prodotti tossici e cosmetici: è il carico che era sulla nave mercantile naufragata al largo della costa orientale del Paese
Le autorità della Sri Lanka stanno cercando di fronteggiare il disastro ambientale provocato dal naufragio, a largo del porto di Colombo, di una nave container che trasportava tonnellate di materiale chimico. La Mv-X Press Pearl, un’imbarcazione battente bandiera singaporiana, è iniziata ad affondare mercoledì 2 giugno, dopo che le autorità sono riuscite a estinguere un incendio divampato per 12 giorni.
Il fuoco dovrebbe aver distrutto buona parte del carico della nave, ma c’è il timore che il resto del carico e diverse tonnellate di petrolio si riversino nell’Oceano Indiano.
A bordo ci sarebbero 278 tonnellate di olio combustibile, 50 tonnellate di gasolio e 20 contenitori pieni di olio lubrificante. Sul posto anche un’imbarcazione della guardia costiera indiana con attrezzature adatte a contenere l’eventuale fuoriuscita di carburante. L’India aveva già partecipato alle operazioni per domare le fiamme che avevano iniziato a propagarsi lo scorso 20 maggio.
Nei 1.486 container a bordo, 81 dei quali classificati come ‘carico tossico’, ci sono anche lingotti di piombo, 25 tonnellate di acido nitrico, altri prodotti chimici e cosmetici. Molti sono precipitati in mare e il mix che ne potrebbe derivare, sostengono gruppi ambientalisti, sarebbe micidiale. Senza contare le tonnellate di microgranuli di plastica da imballaggio contenute in altri 28 container e che hanno sommerso le coste dell’area oltre a disperdersi in acqua. L’incidente ha infatti già causato lo sversamento di diverse tonnellate di pellet di politene.
Una parziale rassicurazione è arrivata dal comandante dell’autorità portuale dello Sri Lanka, Nirmal Silva: “guardando il modo in cui la nave è bruciata, l’opinione degli esperti è che il petrolio a bordo potrebbe essersi esaurito, ma ci stiamo preparando per lo scenario peggiore“, ha detto Silva, precisando tuttavia che non sono state osservate perdite di petrolio nelle ultime 36 ore. E non è ancora chiara l’origine delle macchie avvistate nei pressi delle spiagge di Negombo, a circa 40 chilometri da Colombo. Ma non è solo il petrolio a minacciare il delicatissimo ecosistema marino.
Da giorni le squadre di soccorso stanno tentando di ripulire le spiagge finora incontaminate, anche per non compromettere la ripresa del turismo post covid. Già ora “i danni all’ecosistema marino sono incalcolabili“, secondo Hemantha Withanage, direttore esecutivo del Center for environmental justice dello Sri Lanka. La pesca è sospesa in un raggio di 80 chilometri attorno alla nave ed è a rischio la fragile economia della zona.
L’incendio è scoppiato il 20 maggio quando la nave era ancorata a circa 9,5 miglia a nord-ovest di Colombo in attesa di entrare nel porto. Secondo la marina l’incendio è stato causato dal carico chimico della nave. La polizia dello Sri Lanka sta indagando e un tribunale di Colombo martedì ha vietato al capitano di lasciare il Paese. Il governo ha detto che intraprenderà un’azione legale contro i proprietari della nave per chiedere un risarcimento. Il ministro dell’ambiente dello Sri Lanka Mahinda Amaraweera ha detto che “non è un compito facile calcolare i danni causati al nostro ambiente. Se questo disastro è avvenuto per negligenza, i responsabili dovranno essere puniti“.