Trend 2022 dell’industria chimica italiana

20 Gennaio 2022
Prospettive 2022 dell’industria chimica in Italia

Un report di Federchimica fa il punto della situazione dell’industria chimica tricolore, in fase di rapida ripresa, e ne traccia le prospettive future, tra gli effetti della pandemia e i vincoli dell’offerta.

 

Con l’inizio del nuovo anno la Federazione Nazionale Industria Chimica ha diffuso un’analisi aggiornata sul comparto italiano, evidenziando le opportunità e i possibili ostacoli all’orizzonte nei prossimi mesi.

 

 

Nonostante l’alternanza di corse agli accaparramenti o all’opposto rinvio o cancellazione degli ordini causati dall’attuale clima di incertezza, il report Federchimica evidenzia nei primi 10 mesi un rapido aumento della produzione: +8,9% a confronto con il medesimo periodo dell’anno precedente. A ciò ha contribuito anche l’export, superando ampiamente i livelli pre-Covid con +10,9% in valore nei primi 9 mesi rispetto allo stesso periodo del 2019. Nei mesi più recenti, tuttavia, la forte espansione in valore, alimentata dai rincari di costo, si è associata ad un andamento meno brillante dei volumi.
La domanda appare, nel complesso, ancora soddisfacente anche se con alcuni segnali di rallentamento e significative disomogeneità tra settori clienti.

 

Le criticità per l’industria chimica italiana

L’impatto del recente shock energetico sull’industria chimica risulta particolarmente preoccupante, in quanto le fonti fossili sono qui impiegate non solo a fini energetici, ma anche come materie prime. Le tensioni sui costi sono amplificate nel caso di forniture dipendenti dai mercati extra-UE. Questa situazione, caratterizzata da ampie ricadute lungo le filiere, rende essenziale il mantenimento di una chimica competitiva per garantire autonomia strategica all’Europa.

Le criticità sull’offerta dipendono dalla pandemia, ma sono alimentate anche dalla forte accelerazione impressa dalla transizione ecologica, con il costo più che raddoppiato dei permessi ETS per le emissioni di CO2 e la forte pressione verso la riduzione degli investimenti nelle fonti fossili, a fronte di un’offerta alternativa ancora inadeguata. Un rischio di grande rilevanza per la chimica, considerato che la sostituzione integrale delle fonti fossili non è realizzabile sulla base delle tecnologie attualmente disponibili.

Nel mercato delle materie prime seconde l’offerta di materiali più facilmente riciclabili fatica a tenere il passo con la domanda; ma la messa a punto di applicazioni eco-friendly più complesse non sempre trova piena ricettività.

Per una transizione ecologica senza traumi, secondo Federchimica, sarà essenziale amministrare i necessari tempi del passaggio fino a quando i nuovi prodotti e processi non saranno sviluppati in modo sufficiente a garantire le esigenze di mercato. Nel contempo, favorire lo sviluppo di un ampio mix di soluzioni è considerato il modo migliore per vincere la sfida dello sviluppo sostenibile, evitando che la domanda generi eccessiva pressione sull’offerta.

 

Le prospettive per l’industria chimica nel 2022

Nell’ipotesi che almeno gli effetti più dirompenti della pandemia e dei vincoli di offerta possano essere superati nel corso del 2022, la produzione chimica in Italia è prevista in espansione del 3,5%, dopo aver chiuso il 2021 con il sostanziale recupero dei livelli pre-Covid (+7,7%).

In un contesto denso di incertezze è ancora più cruciale che l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non subisca rallentamenti. Per l’industria chimica potranno emergere rilevanti opportunità grazie alle consistenti risorse dedicate ad importanti settori clienti (in primis costruzioni e infrastrutture, ma anche sanità) e alla transizione ecologica, in presenza di specifici progetti dedicati all’idrogeno (oltre 3 miliardi di euro) e al riciclo chimico nell’ambito dei ‘progetti faro’ per l’economia circolare (600 milioni di euro).

La chimica è il settore interessato dal maggior numero di iniziative legislative connesse al Green Deal e richiede specifiche misure di supporto perché rientra tra i settori ‘hard to abate, chiamati ad impegnarsi in una trasformazione che comporterà ingenti investimenti (10-15 miliardi nel prossimo decennio). Nel contempo la chimica è imprescindibile per mettere a punto le soluzioni tecnologiche abilitanti per promuovere circolarità e sostenibilità in tutto il sistema economico. Grazie alle sue competenze e alla collocazione a monte di numerose filiere, allontana i limiti dello sviluppo utilizzando sempre meglio le risorse, riutilizzandole o sostituendo quelle più preziose, valorizzando gli scarti.

La chimica si appresta a fare un ulteriore salto di qualità grazie ai numerosi ambiti di sviluppo: basti pensare al riciclo chimico, alle biotecnologie, all’ecodesign, ai carburanti alternativi e alle tecnologie innovative per una mobilità ecosostenibile, per l’efficienza energetica degli edifici, per la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2, per l’idrogeno pulito.

Per favorire una trasformazione profonda ma non traumatica, Federchimica auspica la promozione di tutte le soluzioni utili, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica e valorizzando un approccio scientifico basato sull’intero ciclo di vita dei prodotti.

 

 

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