Tra loro ci sono Teva, Pfizer e Novartis: una causa presentata negli Stati Uniti sostiene che si siano accordate per alzare i prezzi di medicinali usati anche contro cancro, HIV e diabete
Quarantaquattro stati degli Stati Uniti hanno fatto causa a venti aziende farmaceutiche accusandole di essersi messe d’accordo per gonfiare i prezzi di alcuni importanti farmaci generici. Tra le aziende farmaceutiche accusate ci sono Teva, Pfizer, Novartis e Mylan, alcune delle più importanti del mondo.
La causa è stata formalmente presentata dal procuratore generale del Connecticut, William Tong, ed è il risultato di cinque anni di indagini: si fonda sull’accusa che le aziende farmaceutiche coinvolte abbiano fissato i prezzi di alcuni farmaci di comune accordo, aumentandoli anche del 1000 per cento nel periodo tra luglio del 2013 e gennaio 2015.
«Abbiamo le prove per dimostrare che l’industria farmaceutica ha perpetrato una truffa multimiliardaria ai danni del popolo americano», ha detto il procuratore generale Tong, definendola «una gravissima violazione delle leggi sulla concorrenza».
«Abbiamo email, messaggi, intercettazioni telefoniche e testimonianze di ex impiegati, e siamo convinti che dimostrino che le aziende farmaceutiche hanno cospirato per anni per fissare i prezzi e dividersi quote di mercato per un grandissimo numero di farmaci generici».
I farmaci il cui prezzo potrebbe essere stato gonfiato comprendono alcuni molto usati per trattare il diabete, il colesterolo alto e l’asma. Ci sono anche contraccettivi, antidepressivi e anticoagulanti, farmaci utilizzati nelle terapie contro l’HIV e il cancro. Teva e Pfizer, due delle più importanti aziende farmaceutiche al mondo, hanno negato le accuse: le altre citate nella causa non hanno ancora diffuso comunicazioni pubbliche.